Una donna su cinque vittima di violenza ostetrica durante il parto

Una donna su cinque vittima di violenza ostetrica durante il parto

Quando parliamo di “violenza ostetrica” parliamo di vari tipi di maltrattamentifisici e/o verbali – che una donna può subire durante il parto. Una recente ricerca ha analizzato l’incidenza di questo fenomeno negli ospedali italiani. Ecco i risultati dello studio sintetizzati per voi.

Una donna su cinque vittima di violenza ostetrica durante il parto

Ieri mattina a Roma sono stati presentati i risultati della prima ricerca nazionale sulla violenza ostetrica. I dati emersi sono allarmanti: una donna su cinque ha dichiarato di essere stata vittima di maltrattamenti fisici e/o verbali durante il parto. Cosa gravissima se pensiamo che questo può causare un trauma profondo nella donna in un momento tanto delicato della sua vita.

La ricerca

La prima ricerca sulla violenza ostetrica in Italia è stata condotta da Oxa, su iniziativa dell’Osservatorio sulla violenza Ostetrica Italia, con il contributo delle associazioni La Goccia Magica e CiaoLapo Onlus e rientra nella campagna d’informazione e sensibilizzazione “#BastaTacere: le madri hanno voce” precedentemente lanciata dalle stesse organizzazioni.

I risultati della ricerca sono stati presentati ieri mattina a Roma, presso il Palazzo delle Esposizioni e hanno messo in luce una situazione allarmante.

La ricerca ha preso in esame un campione di 5 milioni di donne italiane di età compresa tra i 18 e i 54 anni, mamme di almeno un figlio di 0-14 anni e ha portato avanti un’indagine dettagliata sui diversi momenti e aspetti vissuti da una donna dal travaglio al parto. Non solo il rapporto con il personale medico e l’intero staff di operatori sanitari, ma anche i trattamenti praticati, nonché il ricorso al consenso informato, il potere decisionale della partoriente rispetto al parto, e il rispetto della dignità personale della stessa.

I risultati della ricerca

Dalla ricerca è emerso un panorama inquietante con ben una donna su cinque che dichiara di essere stata vittima di violenza ostetrica durante il parto. Ben il 21% delle madri italiane – circa un milione – hanno subito una qualche forma di violenza ostetrica alla loro prima esperienza di maternità. La violenza ostetrica può causare un trauma tanto profondo da spingere il 6% delle donne negli ultimi 14 anni a non affrontare una seconda gravidanza, causa questa della mancata nascita di circa 20.000 bambini l’anno.

Quattro donne su dieci dichiarano che l’assistenza al parto è stata lesiva della propria dignità e integrità psicofisica. Nel valutare la qualità complessiva delle cure riceve al momento del parto, il 67% del campione dichiara di aver ricevuto un’assistenza adeguata da parte di medici e operatori sanitari, mentre il 27% – 1.350.000 donne – hanno reputato insufficiente e inadeguata l’assistenza ricevuta, sottolineando il fatto di essere state rese poco partecipi delle decisioni riguardo al parto. Tra queste il 6% afferma di aver vissuto l’intero parto in completa solitudine e senza alcun tipo di assistenza.

Episiotomia: cos’è

Tra le violenze subite, la più traumatica risulta la  pratica dell’episiotomia, subita dal 54% delle intervistate. Si tratta di un vero e proprio intervento chirurgico con il quale si effettua un taglio della vagina e del perineo per allargare il canale del parto nella fase espulsiva. Un tempo l’episiotomia era considerata una pratica che aiutava la donna al momento del parto ma oggi l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) la definisce una pratica “dannosa, tranne in rari casi”. L’episiotomia infatti rappresenta un trauma ben più grave rispetto alle lacerazioni naturali che spesso si verificano durante il parto e richiede lunghi tempi di guarigione, comportando un alto rischio di emorragie e infezioni.

Carenza di informazioni

Altra problematica emersa in maniera rilevante è relativa alla carenza di informazioni ricevute dalle neomamme che sono state rese poco partecipi delle decisioni prese dal personale ospedaliero in sala parto ma anche su tutto l’iter da seguire nell’assistere il proprio bambino nei primi mesi di vita. Il 27% delle intervistate ha lamentato una carenza di sostegno e informazioni sull’avvio dell’allattamento. Altro tasto dolente quello della mancanza di riservatezza durante la permanenza in ospedale, denunciata dal 19% delle intervistate.

La scarsa assistenza si è tradotta in molti casi in mancanza di sensibilità che ha comportato il venir meno di un’assistenza durante il travaglio da parte di un familiare (riscontrata dal 12% delle intervistate) e dall’insufficienza della terapia del dolore somministrata (13%).

Infine il 4% delle intervistate ha aumentato trascuratezza nell’assistenza con insorgenza di complicazioni ed esposizione a pericolo di vita.

Il Cesareo

Un discorso a parte va fatto per il parto cesareo. Oggi in Italia ben il 32% delle partorienti ricorre al parto cesareo. Per il 15% di queste si è trattato di un cesareo d’urgenza mentre nel 14% si è trattato di un cesareo programmato su indicazione del medico. Ma il dato allarmante è che tra le donne che lo hanno subito, ne ha fatto esplicita richiesta solo il 3%.

La Campagna #BastaTacere

Come già accennato, la ricerca sulla violenza ostetrica rientra nell’iniziativa “#BastaTacere”, lanciata dall’Osservatorio sulla violenza ostetrica Italia. Come spiegato da Elena Skoko, fondatrice e portavoce dell’Osservatorio: “Dai racconti che molte donne ci avevano fatto eravamo a conoscenza del fatto che per tante di loro l’assistenza al parto era stata un’esperienza traumatica. Per questo abbiamo promosso la campagna #bastatacere sui social media. Hanno aderito così tante donne, in così pochi giorni, che presto la campagna è diventata virale. Con la nascita dell’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica, abbiamo deciso di fare un passo in avanti”.

La campagna #bastatacere nasce con l’obiettivo di riconoscere, anche in Italia, la violenza ostetrica come reato ed è legata alla proposta di legge “Norme per la tutela dei diritti della partoriente e del neonato e per la promozione del parto fisiologico”.

E’ possibile sostenere concretamente la campagna in tutte le sue attività (sensibilizzazione, ricerca e informazione) attraverso la donazione di un contributo volontario a La Goccia Magica ONLUS, visitando il sito ufficiale o facendo un bonifico con la causale #bastatacere all’IBAN: IT68Z0895139130000000344705